Gli investimenti «Pnrr non nativi», cioè finanziati da linee confluite ex post nel piano, sono soggetti alle stesse regole di rendicontazione previste per i progetti “nativi” e devono essere oggetto di specifica ricognizione da parte degli enti attuatori (abbiamo già iniziato a parlare dell’argomento in questo articolo del 3 ottobre, ndr). L’individuazione esaustiva di questo tipo di investimenti sta comunque creando qualche difficoltà agli enti pubblici.
Le criticità derivano dal fatto che l’individuazione della fonte di investimento implica una serie di collegamenti tra missione, componente, investimento e singolo contributo assegnato o Codice Unico di Progetto (CUP) finanziato non semplici da effettuare. Un ulteriore elemento di incertezza è rappresentato dal fatto che il sistema ReGis non comprende tutti i CUP collegati al PNRR, mancando in molti casi i CUP richiesti nel 2022. Mancano poi i riferimenti agli investimenti per la transizione digitale per i quali il monitoraggio avviene direttamente sulla piattaforma PADigitale2026.
Un’indicazione operativa per ovviare alle difficoltà sopra descritte, è quella di consultare la banca dati “CUPWeb” (ricordiamo che sono necessarie le credenziali assegnate al singolo responsabile accreditato) nella quale il Dipe ha infatti provveduto a riclassificare come PNRR tutti i CUP, compresi quelli perfezionati prima dell’avvio del Piano. Le informazioni di tutti i CUP richiesti dalla singola amministrazione che rientrano nell’ambito applicativo del PNRR, possono essere “estratte” in formato excel e consentono di ottenere un elenco esaustivo utile alla ricognizione.
Laureato in Economia Aziendale, Indirizzo Matematico all'Università "Ca' Foscari" di Venezia, è il Responsabile e coordinatore del team di esperti per l'Area Contabile Kibernetes.
Formatore abilitato dal FUAP, è stato docente ai Master MIMAP dell'Università Tor Vergata. È autore di diversi articoli specialistici pubblicati su Italia Oggi e IlSole24Ore.