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Una nuova tendenza sta caratterizzando le scelte di molti enti locali a favore dello sviluppo di un sistema di servizi gratuiti di supporto e consulenza. Prendersi cura dell’utente come se fosse un cliente e guidarlo negli adempimenti a carattere tributario conviene sia al cittadino, sia alla Pubblica Amministrazione Locale.
L’instaurazione di un rapporto ‘responsabilmente collaborativo’ produce rilevanti effetti: maggiori entrate per l’Ente, minor carico sugli Uffici Finanziari, tendenziale azzeramento del contezioso e, complessivamente, una miglior percezione della macchina amministrativa.
Ripercorrere l’excursus della normativa è utile per comprendere meglio l’evoluzione del rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione.

1973. Fino alla riforma delle imposte sui redditi, il sistema tributario non conosceva né il versamento diretto del contribuente né l’autoliquidazione dell’imposta. Con l’istituzione dell’IRPEF, ai sensi del D.P.R. 29 settembre 1973 n. 597, 598, 599, l’amministrazione finanziaria adotta un sistema di tassazione in base al quale ciascun contribuente provvede autonomamente alla liquidazione delle proprie imposte. In tale contesto comincia a prendere forma anche lo strumento del contraddittorio.

1990. La legislazione a sostegno di un nuovo rapporto tra PA e cittadini prende avvio con la legge n. 241/1990, “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi” e successive modificazioni e integrazioni che, introducendo la disciplina del procedimento normativo, stabilisce i principi generali da applicare a quello tributario, ispirati alla buona fede e alla collaborazione.

2000. Lo “Statuto dei diritti del contribuente” è legge (la numero 212/2000). Il legislatore ha così voluto garantire ai cittadini una maggiore tutela in materia di conoscibilità del sistema normativo nell’ambito delle attività di accertamento e riscossione dei tributi, attuando un assetto di garanzie improntate proprio a quei principi di collaborazione e buona fede introdotti nel decennio precedente. Nasce, così, un vero e proprio “codice di comportamento” dei rapporti fra cittadini ed amministrazione, ispirato alla partecipazione, semplificazione e trasparenza. Un richiamo verso un progressivo e graduale cambio di visione che gli enti locali devono avere nei confronti dei cittadini.

2013. Un intervento di segno marcatamente più pragmatico è quello contenuto nell’art. 1, comma 688 della legge n. 147/2013 (cosiddetta Legge di Stabilità 2014) successivamente integrato dall’articolo 12 quater della legge n. 89/2014, in cui si ribadisce che i comuni debbano “assicurare la massima semplificazione degli adempimenti dei contribuenti rendendo disponibili i modelli di pagamento preventivamente compilati su loro richiesta, ovvero procedendo autonomamente all’invio degli stessi modelli”.

2015. Ancora più deciso è lo specifico richiamo al regime di adempimento collaborativo, di cui al decreto legislativo n. 128/2015 in materia di “Disposizioni sulla certezza del diritto nei rapporti tra fisco e contribuente”, che invita ad avere un’interlocuzione costante e preventiva con il contribuente su elementi di fatto, ivi inclusa l’anticipazione del controllo, finalizzata ad una comune valutazione delle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali.

Lo stato dell’arte nei comuni
Appare ora chiaro quale sia la cornice normativa che il legislatore ha inteso costruire intorno alle modalità di conduzione del rapporto tra contribuente e Fisco; altrettanto evidenti sono gli sforzi di darvi attuazione da parte dell’amministrazione finanziaria centrale, Agenzia delle Entrate in primis.
Decisamente più in salita si sta rivelando l’applicazione a livello di PA locale in cui lo scenario appare molto articolato.
A municipalità esemplari, soprattutto di dimensioni medio-grandi, si affiancano realtà ancora molto legate a una gestione ‘tradizionale’ della vicenda tributaria, costrette a incentrare le proprie attività sul recupero evasione, spesso parziali e a ridosso dei termini di prescrizione.
L’elemento di maggior paradosso è che proprio queste, se da un lato sono de facto le candidate migliori a poter efficacemente ristabilire il corretto posizionamento del rapporto fisco/contribuente, grazie all’immediatezza dell’interlocuzione e alla conoscenza del proprio territorio e dei propri cittadini, dall’altro sono anche quelle che maggiormente soffrono il progressivo assottigliamento delle risorse e degli organici, la complicazione – spesso d’origine ideologica – delle norme applicative dei tributi e l’assenza di una seria, chiara e certa Riforma della Riscossione, attesa da oltre due decenni.

Per quanto la strada sia molto stretta, la nuova sfida a cui gli enti locali non potranno sottrarsi è portare innovazione, soprattutto in un ambito così sensibile e, al momento poco esplorato, come quello tributario. Solo l’assunzione del ruolo di ‘consulente dei propri cittadini’, attraverso la promozione di nuove forme di adempimento collaborativo basato sulla anticipazione e semplificazione delle procedure di accertamento e riscossione delle imposte, potrà consentire all’ente una maggiore adesione agli obblighi fiscali e il costante flusso di risorse finanziarie.

Responsabile Tributi di Kibernetes | + articoli

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Esperta in gestione tributi locali