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Salvatore Sanna è vicesindaco di Quartu Sant’Elena, il terzo comune più grande della Sardegna. Assieme al sindaco Graziano Milia hanno fortemente voluto dotare il Comune di una soluzione che consentisse di avere dati certificati sull’erosione costiera. Hanno così adottato K-Space di Kibernetes, che in pochi mesi ha fornito un quadro geo-referenziato e puntuale delle zone a più alto rischio, permettendo al Comune di sapere esattamente dove intervenire, evitando inutile dispersione di denaro pubblico.

 

Cosa è emerso di rilevante dallo studio sulla costa di Quartu?
La conferma di un dato empirico, di una misurazione meramente visiva, che ovviamente non poteva essere utilizzato in nessun modo, per nessuna delle attività che stiamo portando avanti, di cui la prima e più importante è la redazione del Piano di Utilizzo del Litorale. Invece adesso, con l’acquisizione di dati scientifici, possiamo dire di avere una conoscenza esatta del fenomeno, anche se rimangono da indagare e approfondire due aspetti.

Quali?
Il primo è indagare le cause che hanno causato questo fenomeno, che sono molteplici e che però non abbiamo messo definitivamente a fuoco. Il secondo è cosa fare. Comunque sia, non avremmo mai potuto indagare sia le cause, sia cosa fare, se non avessimo avuto i risultati dello studio che Kibernetes ha realizzato con K-Space.

Per un ente quanto è importante avere dati certi
La conoscenza puntuale, precisa, sta alla base del governo. Senza dati, senza conoscenza, non puoi pensare di governare. Questo vale sia per le pubbliche amministrazioni, sia per i cittadini privati: nessuna decisione può essere assunta se non si conoscono le cause e gli effetti. La sfida è adesso cercare di utilizzare questi dati al meglio.

Che tipo di vantaggi avete ottenuto?
Il dato centrale è la conoscenza. A Quartu ci stiamo attrezzando per fare in modo che tutti i settori dell’amministrazione possano avvalersi di dati certificati e di un quadro geo-spaziale di riferimento per qualsiasi scelta da compiere. Che non è solo la pianificazione ma, ad esempio, anche la ricognizione e valorizzazione del patrimonio comunale, che spesso è sottoutilizzato (quando non occupato da terzi) a scapito della comunità. Se non si ha la conoscenza attenta di queste ricchezze è chiaro che non si può decidere nulla.

Pensavate di ricevere i risultati in così poco tempo?
No, oggettivamente la PA è condizionata un po’ dalle leggende che aleggiano intorno agli enti, una di queste riguarda i tempi biblici tra l’affidamento di un incarico e la redazione della risposta. Invece in poche settimane abbiamo avuto i dati, le relazioni conclusive e i quadri geo-referenziati.

Come mai non vi siete rivolti all’Università
La strumentazione utilizzata da Kibernetes per la rilevazione e l’elaborazione del dato, i tempi di restituzione dell’analisi ci hanno indotto a privilegiare questa scelta. Abbiamo un protocollo di intesa con l’ateneo di Cagliari per il progetto “Neptune 1” (poi evoluta in Neptune 2) e su una serie di questioni, molto complesse, che prevedono azioni diverse rispetto al rilevamento. Naturalmente la porta del Comune è sempre aperta per chi studia questi fenomeni.

In che modo continuerete il monitoraggio
Intanto bisogna sottolineare che il monitoraggio si estrinseca in diverse direzioni: il mare, e quindi il monitoraggio dell’erosione costiera, volto alla conservazione delle spiagge anche ai fini di una valorizzazione delle stesse.

E poi?
L’altro punto importante è che il fenomeno dell’erosione lo stiamo inquadrando dentro la casistica degli effetti legati ai cambiamenti climatici. Questo consente di proiettarci verso l’adozione di un Piano di adattamento e mitigazione. Quindi contiamo di proseguire in questa indagine relativa all’acquisizione dei dati certi e scientificamente testati come azione propedeutica alla redazione del Piano.

Che tipo di territorio ha Quartu? Quali i problemi principali?
Precisiamo che Quartu non ha solo la costa ma ha competenza su un territorio vastissimo, comprese campagne e zone collinari. Ambienti suscettibili di straordinarie potenzialità che vanno monitorati attentamente, sia per definire le linee strategiche di resilienza e mitigazione dei cambiamenti climatici, sia per contrastare quelle azioni messe in essere dalle persone a causa di un’assenza di regole certe sull’uso del territorio: e quindi parlo del Piano Urbanistico Comunale, del Piano di Assetto Idrogeologico, del PUL, di cui abbiamo accennato. Ecco, se noi riusciamo a mettere a disposizione dati certi, validati, ai tecnici che dovranno lavorare a questi piani, che definiscono regole di uso compatibile con l’ambiente, stiamo facendo un’operazione fondamentale che porterà i suoi frutti e i suoi risultati.

Quartu scommette sulla tutela ambientale
Quartu essendo posizionata in un contesto ambientale di altissimo livello, benché abbondantemente maltrattata dagli uomini, è obbligata a puntare sulla tutela. Sia per se stessa, per adeguare la qualità della vita delle persone all’alta qualità ambientale del territorio, sia per rispondere a un’esigenza che non è solo di Quartu ma dell’intera Sardegna: noi vogliamo contribuire assieme a tutte le altre istituzioni a fare in modo che la Sardegna sia l’isola che è e che deve continuare ad essere.

Pensa che altri enti debbano dotarsi di questo strumento?
Beh, se il problema ce lo siamo posti noi non si capisce per quale motivo non se lo dovrebbero porre altri comuni costieri, specialmente quelli dove insistono porticcioli turistici come il nostro di Capitana o, a maggior ragione, le aree marine protette. Anche Cagliari, come è noto, ha registrato importanti fenomeni di erosione. Il porto canale del capoluogo ha cambiato l’assetto delle correnti e del moto ondoso di tutto il Golfo di Cagliari.

Serve maggiore coordinamento tra comuni?
Sono questioni che andrebbero affrontate in maniera più ampia, rispetto alla competenza di un comune. Sarebbe interessante allungare il discorso da Pula fino ad almeno Capo Carbonara per capire come i porti di Sarroch, di Cagliari, di Villasimius e quello di Capitana hanno determinato effetti di erosione costiera.
Il fenomeno dell’erosione è, e sarà sempre di più, uno degli effetti dei cambiamenti climatici. A maggior ragione sarebbe necessario che la Regione, per prima, si dotasse di strumenti come K-Space. Non solo per uno studio ma per mantenere un monitoraggio costante sugli interi 1.897 km di costa della Sardegna.

Prima di allora?
Nel frattempo noi facciamo come il colibrì: portiamo la nostra piccola goccia d’acqua per spegnere l’incendio.

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Direttore LinkPA