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È stata pubblicata la nuova proposta di Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), per avviare la fase di consultazione pubblica così come previsto dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) a cui è sottoposto il Piano. L’obiettivo principale dichiarato dal PNACC è “fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici nonché trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche”. È oramai assodato che i cambiamenti climatici rappresentano e rappresenteranno in futuro una delle sfide più rilevanti da affrontare a livello globale in particolar modo nel territorio italiano. L’Italia infatti si trova nel cosiddetto “hot spot mediterraneo”, un’area particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici (IPCC, ARC.6; IPCC ARC.5; EEA 2012).

Il ruolo dell’area urbana
In tale contesto gli insediamenti urbani sono determinanti in tema di cambiamento climatico. Da un lato sono i principali responsabili delle emissioni di gas serra, contribuendo in modo sostanziale alle cause del problema, e dall’altro sono particolarmente vulnerabili ed esposti agli effetti di un clima che cambia (eventi di precipitazione intense, eventi estremi di temperature, riduzione delle precipitazioni, innalzamento del livello del mare). Sarà pertanto compito delle città definire delle strategie di adattamento, capaci di proporre delle soluzioni da implementare sul territorio.
Lo stesso PNACC detta linee guida metodologiche dedicate ai comuni per la definizione di strategie e piani locali di adattamento ai cambiamenti climatici. Una vera e propria guida per gli enti che intendono raccogliere una sfida globale e intraprendere dei processi virtuosi a vantaggio delle proprie comunità.

Primo: organizzarsi
L’assetto organizzativo degli enti e le competenze a disposizione sono il primo aspetto da affrontare quando si intende avviare un processo di adattamento. Ad oggi si riscontra una tendenza in aumento dei comuni che decidono di istituire direzioni e assessorati specifici in nome della resilienza urbana e dell’adattamento. Alle grandi città, già attive da tempo sul tema (Milano, Bologna, Genova, Ancona, Padova, Torino, Pescara, ecc.) si stanno aggiungendo anche realtà di medie dimensioni. Il primo passo è strutturare un team interno all’ente con competenze intersettoriali, cosa non sempre di facile realizzazione, se si considerano le conoscenze specialistiche necessarie e la relativa novità del tema. Le esperienze più virtuose in tal senso vedono l’ente affiancato a istituti di ricerca universitaria e consulenti esterni specializzati (pianificatori e architetti), in un processo di capacity building volto a incrementare le conoscenze e l’apprendimento continuo delle risorse umane del team.
Altro aspetto che i comuni devono prendere in considerazione nelle fasi iniziali di un processo di adattamento ai cambiamenti climatici è rappresentato dal cosiddetto mainstreaming per l’adattamento, che consiste nell’individuazione e coordinamento di tutte le azioni adattive già in campo nei vari settori dell’ente. Ancora una volta le migliori esperienze a livello nazionale ci dicono che, molto spesso, non vi è la necessità di dotarsi di un ulteriore strumento di programmazione e pianificazione appositamente dedicato al processo di adattamento, ma occorre far emergere e coordinare gli elementi adattivi già presenti negli strumenti esistenti, coordinandone gli intenti ed accelerandone l’attuazione. In tal senso, basti pensare agli strumenti di Pianificazione Urbanistica e gli altri piani di settore (PAESC, Piano delle Mobilità sostenibile, Piano del Verde Urbano, ecc.) che al loro interno possono già contenere delle azioni di adattamento.

La best practice di Roma
Il Comune di Roma Capitale attraverso la soluzione K-Space per la Resilienza Climatica Urbana si è dotato di una piattaforma WEB-GIS costantemente popolata di dati fisico-climatici aggiornati. Un quadro conoscitivo territoriale dinamico, che consente ai tecnici comunali del Dipartimento di Urbanistica di valutare il reale impatto climatico dei progetti realizzati sul territorio e, contestualmente, identificare gli ambiti più vulnerabili sui quali è prioritario intervenire. Gli interventi di rigenerazione urbana attualmente in fase di implementazione potranno essere valutati con una lente focalizzata sulla resilienza climatica: conoscere di quanto cambia la temperatura in un quartiere dopo determinati interventi, sapere se i cittadini potranno avere a disposizione più aree verdi e permeabili, sono informazioni indispensabili per un comune che vuole puntare all’adattamento. La struttura tecnica comunale consolida così un approccio alla progettazione e alla valutazione dei progetti fondato su “nuove” componenti come la vulnerabilità, l’esposizione e il rischio climatico.
Questa esperienza dimostra come la disponibilità di un quadro delle conoscenze specifico e aggiornato, consenta al Comune di raggiungere obiettivi legati sia alla formazione dei team interni, sia in un’ottica di mainstreaming per l’adattamento.
In definitiva, per essere in grado di far fronte alla sfida dell’adattamento ai cambiamenti climatici è indispensabile farsi trovare preparati come Pubblica Amministrazione, da un lato gestendo adeguatamente la formazione e l’apprendimento continuo delle risorse umane e, dall’altro, incrementando il quadro analitico e conoscitivo di base, in modo che il processo di adattamento possa fondarsi ed essere monitorato su dati aggiornati e attualizzati.

Architetto, responsabile Area Territorio e Ambiente di Kibernetes | + articoli

Dopo un'esperienza libero professionale come architetto, entra in Kibernetes dove si occupa di pianificazione e riqualificazione del patrimonio. In questa veste contribuisce alla costante evoluzione dei progetti dei clienti, perseguendo l'obiettivo di avvicinare gli Enti a una gestione strategica del patrimonio.