L’intervista.
Parla Alberto Mingarelli, magistrato, attualmente vice procuratore generale della Corte dei Conti presso la Procura regionale per l’Emilia Romagna.
Dottor Mingarelli, quali sono le novità normative sulla rendicontazione dei progetti PNRR e del Codice degli Appalti?
Con i “decreti semplificazione” c’è stata una sorta di rivoluzione copernicana nella valutazione della pratica dell’affidamento diretto. Si fa una valutazione opposta di quella che si è fatta nei diversi codici dei contratti che si sono succeduti nel tempo: ora si valorizza la celerità anche se questo significa rinunciare alle gare e quindi ai vantaggi economici che potrebbero comportare e si trascurano i rischi legati alla minore trasparenza. Si sono infatti innalzate le soglie per l’affidamento diretto: 139 mila euro per i servizi e le forniture, per i lavori pubblici 150 mila, e inoltre la possibilità di utilizzare la procedura negoziale (senza bando) anche oltre questi limiti purché vengano consultate 5 ditte o 10 ditte. Sono le stesse situazioni in cui lo stesso legislatore o i regolamenti tendono poi a dire contraddittoriamente: “se sentite più operatori è meglio”.