Brenda Zimmerman della New York University e Sholom Glouberman della University of Toronto hanno proposto di distinguere i problemi del mondo in tre categorie: problemi semplici, problemi complicati, problemi complessi. Imparare a distinguerli può aiutare chi gestisce progetti, ma è sicuramente utile per chiunque.
I problemi semplici sono, ad esempio, quelli del tipo “preparare un dolce a partire dagli ingredienti”. Può darsi che ci siano delle tecniche base di cucina da imparare, ma con la ricetta, gli ingredienti e seguendo diligentemente le indicazioni della ricetta si ha un’alta probabilità di successo.
I problemi complicati sono quelli del tipo “costruire un edificio” oppure “mandare un uomo sulla luna” o “fare un’operazione a cuore aperto”. In genere, per questo tipo di problemi servono delle competenze specialistiche, ma se si riesce a scomporli in una serie di problemi più semplici anche qui si ha un’alta probabilità di successo. In questa tipologia di problemi gli imprevisti sono all’ordine del giorno, Per questo tempistica e coordinamento, e quindi un buon project management, sono fondamentali.
I problemi complessi sono quelli del tipo “crescere un figlio”. Una volta che si è inviato il primo razzo sulla luna, si può perfezionare la procedura, per renderla più semplice o meno incline agli imprevisti. Stessa cosa per la costruzione di un edificio o per l’operazione di chirurgia. In tutti questi casi, comunque c’è una procedura, più o meno articolata, ed un risultato finale sempre uguale, che si tratti di astronauta, palazzo o paziente.
Situazione diversa quando si deve crescere un figlio: avere già allevato un figlio non dà nessuna garanzia su cosa si otterrà alla fine. Il secondo figlio ad esempio può richiedere un totale cambio di strategia, perché ciò che ha avuto successo con il primo potrebbe non funzionare affatto con il secondo. E, a differenza dei problemi complicati, nei problemi complessi il risultato è incerto.